PRIMI ELEMENTI D'AEROGRAFIA  

Ho ricevuto e ricevo, sempre più spesso, richieste da parte di tanti autocostruttori che richiedono maggiori informazioni sull’uso più appropriato dell’aerografo nella decorazione delle esche artificiali. All’inizio, circa dieci anni fa, quando cominciai a scrivere di dressing e livree, nessuno, o quasi nessuno, prestava attenzione all’importanza di questa fase decorativa. Era sufficiente dare un qualsiasi colore all’artificiale, spesso nero sul dorso e bianco sul ventre. L’intento principale, in effetti, era proteggere il legno, renderlo impermeabile all’acqua. Nessuno si preoccupava se fosse piacevole a vedersi. Quattro pennellate e via in acqua, a prendere pesci. Contava la sostanza non la forma. Si diceva, mi ricordo, che i pesci non si curavano dei particolari, che erano interessati all’aspetto d’insieme. Oggi le cose stanno cambiando. Sotto lo stimolo imitativo dato dagli artificiali importati soprattutto dal Giappone, si ricerca sempre più la perfezione estetica ed effetti cromatici straordinari. I colori, prima soltanto lucidi, adesso devono essere soprattutto trasparenti, madreperlati, fluorescenti o iridescenti e, se fosse possibile, anche olografici. Questa esigenza, però, comporta un’abilità artistica che non tutti gli autocostruttori hanno. La colorazione di disegni particolari richiede l’utilizzo di speciali maschere e/o mascherature da realizzare con pellicole adesive, nastri e nastrini che, se applicati nel giusto modo, danno effetti incredibilmente efficaci, ma se eseguiti da un principiante senza un minimo di preparazione tecnica, creano delusioni cocenti che spesso fanno rimpiangere il sempre affidabile pennello. Acquistare un aerografo non significa affatto saperlo usare. Spesso scegliamo un modello economico pensando che sia più facile imparare e se riuscissimo ad usarlo bene potremmo sempre acquistarne uno più professionale altrimenti lo abbandoneremmo senza rimpianti per i pochi euro spesi. Errore. Un aerografo scadente avrà bisogno di parecchia abilità tecnica per ovviare alle carenze dovute alla scarsa qualità dei suoi elementi, quindi dovrebbe stare in mano ad un’ esperto, non ad un principiante. L’aerografo deve essere di qualità. Deve essere a doppia azione perché i nostri lavori necessitano di frequenti sfumature. Deve avere l’alimentazione “a gravità”, cioè il serbatoio del colore si trova sopra o di fianco al corpo dell’aerografo. Scelto il giusto tipo di aerografo, occorrerà un tubo flessibile per collegarlo al sistema di propulsione dell’aria che sarà scelto tra quelli dotati di serbatoio. I compressori devono avere una valvola automatica che, nel momento in cui il livello dell’aria nel serbatoio si sarà abbassato oltre un certo limite, avvierà nuovamente la pompa ricaricando il compressore. Questo sistema permette di lavorare sempre con un flusso d’aria costante. Chi non ha alcuna esperienza nell’uso dell’aerografo, a questo punto, si troverà con un attrezzo in mano senza sapere come funzioni e quali siano gli accorgimenti da adottare.  

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  Fig.12 E’ importante conoscere l’anatomia del nostro attrezzo. Fondamentale sapere quali sono i pezzi che si possono smontare senza pericoli: 1 cappelletto dell’ago, 2 cappelletto dell’ugello, 3 ugello, 4 corpo con serbatoio, 5 coperchio, 6 ago, 7 corpo della valvola, 8 bottone principale o leva, 9 vite ferma-ago, 10 cappuccio di coda.  

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Fig.13 La prima nozione da imparare è come tenere in mano l’aerografo. Può sembrare una banalità, ma la giusta posizione dell’attrezzo determinerà la buona riuscita dei futuri lavori. Esistono due posizioni : la prima è quella in cui l’indice della mano (destra o sinistra) muove avanti e indietro il bottone principale, il pollice sta sul corpo e le tre dita rimanenti stringono il tubo flessibile.  

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Fig.14 La seconda posizione è quella in cui il bottone principale è comandato dal pollice, mentre l’indice si trova lungo il corpo e le altre dita tengono sempre il flessibile.  

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Fig.15 - 16 Io preferisco la prima posizione. Per caricare l’aerografo usiamo un contagocce: ne occorrerà uno per colore. Alcuni usano i pennelli per questa operazione, ma io la sconsiglio perché spesso i pennelli contengono polvere e perdono le setole. L’indice sposta il bottone verso la parte posteriore e così facendo aumenta il flusso del colore. Contemporaneamente sposta il bottone dall’alto verso il basso per aumentare il flusso d’aria.  

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Fig.17 Gli elementi 1, 2, 3, 6 e il serbatoio dovranno essere sempre puliti al termine di ogni seduta. Consiglio di utilizzare colori ad acqua perché facili da applicare e da pulire. Il serbatoio deve essere pulito riempiendolo di acqua distillata e con un pennello si tolgono tutte le tracce di colore. Sciacquiamo due o tre volte con l’acqua e spruzziamola per pulire il condotto di alimentazione (zona toccata dal colore e non raggiungibile dal pennello).  

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 Fig.18  Blocchiamo anche lo spruzzo con un dito per creare un’inversione del flusso d’aria nel serbatoio per completarne la pulizia.  

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Fig.19 Svitiamo il cappelletto dell’ago, quello dell’ugello, l’ugello e immergiamoli in un piccolo recipiente contenente del diluente nitro o simile (i tre pezzi sono d’ acciaio e non temono danni)  

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Fig.20 Togliamo il cappuccio di coda ed allentiamo la vite ferma-ago.  

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Fig.21 Estraiamo, con cautela, l’ago. Anch’esso potrà essere pulito con il diluente.  

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 Fig.22 Dopo aver imparato come pulire l’aerografo, passiamo ad alcuni esercizi di base per il suo giusto utilizzo. Usiamo all’inizio un inchiostro nero o blu e prepariamoci a consumare moltissima carta. Faremo delle linee più o meno dritte. Teniamo l’aerografo a circa 10cm. dal foglio e facciamo due o tre finte linee di prova (senza spruzzare). Spostiamo la mano da destra a sinistra e viceversa mantenendo la stessa distanza, con movimenti paralleli al foglio. Non dobbiamo ruotare il polso ad arco: pensiamo di averlo ingessato. Non dobbiamo sostare con l’aerografo funzionante all’inizio o alla fine della linea per non creare diverse intensità di spruzzo. Quando interrompiamo lo spruzzo rilasciamo la leva gradualmente. Ripetiamo questo esercizio più volte per trovare la giusta pressione sul bottone principale e ottenere una linea uniforme. Solo con la pratica riusciremo ad ottenere ottimi risultati.

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Fig.23 Un uso sbagliato dell’aerografo porta a questi risultati: A: troppo colore, B: troppo vicino, C: leva instabile, D: aria insufficiente.  

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Fig.24 Dall’alto verso il basso si possono vedere linee correttamente eseguite con l’aerografo che gradualmente si avvicina alla superficie.  

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Fig.25 Quando riteniamo di aver acquisito una certa padronanza nel disegnare linee, possiamo provare a scrivere il nostro nome. Cerchiamo di muovere tutto il braccio anziché solo il polso.  

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Fig.26 Se non siamo riusciti a scrivere il nostro nome proviamo a tracciare, partendo dall’alto, una serie continua di curve incrociate, mantenendo per quanto possibile uguali lo spessore della linea e l’ampiezza delle curve. Proviamo più volte con linee grosse (maggiore distanza dal foglio) e sottili (minore distanza). Alla fine riproviamo a scrivere il nostro nome: dovrebbe essere più facile.  

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Fig. 27 Come ultimo esercizio di questa “lezione” riprodurremo una sfera monocromatica. Prepariamo una maschera prendendo un cartoncino e praticando un grosso foro circolare con le forbici. Appoggiamo la maschera su di un foglio e spruzziamo con l’aerografo lungo il bordo della maschera, dal basso verso l’alto lasciando un disco luminoso nell’area superiore. Eseguiamo un’altra spruzzata lasciando un disco luminoso più grande, che racchiuda il precedente. Ripetiamo più volte. Questo esercizio è difficile e deve essere eseguito lentamente. Ogni volta che sovrapponiamo uno strato di colore, l’ombra sarà sempre più scura. Togliendo la maschera avremo la forma della sfera desiderata.

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