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Il mio nome è Moreno Bartoli...sul fiume mi chiamano "il professore"... forse perchè parecchi anni fa incontrai un pescatore sull'argine del Serchio mentre provavo degli artificiali "strani" e vedendo che in mano avevo un paio di pinze e un tubetto di colla si fermò incuriosito...parlammo molto...e mentre le parole scorrevano come scorreva la corrente del fiume davanti a noi, un sottile legame nasceva...legame d'amicizia profonda (oggi lo possiamo affermare, io e il mio amico Bruno Cei)...in quel primo incontro mi presentai dicendo quale fosse il mio lavoro...insegnante in una Scuola Media della Provincia di Lucca...ma come spesso accade si ricordano le professioni ma non i nomi e così il pescatore incontrato per caso parlando con altri pescatori e raccontando di "...pesciolini particolari fatti a mano da un tizio, un professore, credo..." ha fatto nascere questo soprannome "il professore"...banale storia...semplice e banale...

Sono 43 anni che giro per il Serchio e se ci sommo 8 anni in cui non sapevo cosa fosse la pesca si arriva alla mia età...classe '49...devo ringraziare mio padre Giuliano per aver messo tra le mie piccole mani il primo pesce, un cavedanello e per avermi dato i primi insegnamenti...non di pesca...quelli li ho appresi da me, stando ore e ore ad osservare i molti pescatori  che frequentavano le rive del fiume...osserva e impara mi dicevo...no, mio padre mi ha insegnato ad entrare in "punta di piedi" nell'ambiente fluviale...mi ha fatto capire come ogni singolo tratto di fiume sia una nicchia ecologica  originale e irripetibilmente equilibrata con le sue regole ferree che ognuno deve accettare nell'entrarvi..."...non devi lasciare alcuna traccia della tua presenza...", mi diceva, "...tutto deve rimanere come l'hai trovato..."...e mentre così diceva rimetteva in acqua il pesce appena catturato..."...trattieni solo ciò che mangi..."...allora non si diceva "catch and release" oppure "no kill"...non si diceva niente, ma si faceva, così, naturalmente...grazie papà...

Sono sempre stato curioso di sapere cosa c'era dentro ai miei giocattoli preferiti e per quello che ricordo non se ne è salvato uno!...il "Meccano" e il "Lego" mi hanno accompagnato negli ultimi anni delle elementari fino quasi alla licenza di scuola media, sostituiti con scatole di montaggio di aeromodelli in balsa che mai hanno volato come volevo perchè ogni volta cambiavo il progetto apportando delle modifiche con la scusa "...così volerà meglio..."...se non avevo tra le mani un pezzo di legno, avevo un libro...quasi sempre manuali, quasi sempre istruzioni per l'uso...di modellismo, di pittura, di pesca...

In famiglia solo mio padre lavorava, come operaio, mia madre con la terza elementare (colpa della guerra)...circolava poco denaro nelle mie tasche, per ciò che era necessario, ma non per il superfluo...la mia prima canna, una Carson di 4 metri, fissa, divenne "bolognese" con un Mitchel 308 usato e quattro anelli da me legati con del cotone marrone che mia madre usava per attaccare i bottoni alla camicia di papà...era la miglior canna del mondo e con quella ho imparato a "stancare" il pesce...con quella ho vinto un Campionato Provinciale di pesca giovanile  non mi ricordo più in quale anno...ho pescato in squadra con Carlo Chines sul lago di Vagli...grandi gare, grandi soddisfazioni...ma anche troppa confusione, troppa gente tutta insieme sulle rive e tutti a parlare, ridere, prendersi in giro, sporcare, danneggiare, violare qualsiasi forma vivente fuori e dentro l'acqua...

Lentamente mi sono allontanato da coppe, medaglie, classifiche per ritrovarmi solo, io e il fiume...ho abbandonato i campi da gara...come un novello gabbiano Jonathan sono andato alla ricerca di nuove acque, nuovi profili di corrente...nuove (per me) tecniche di pesca che pochi apprezzavano...mi sono ritrovato con un manuale del costruttore di mosche artificiali in mano...primi tentativi di costruzione con quattro piume sbilenche portate dal vento...e di nuovo l'insoddisfazione di fare ciò che altri hanno fatto...questa marea interiore che montava lentamente portandomi alla ricerca di nuove soluzioni costruttive...l'idea fissa era questa: le esche artificiali  in commercio sono state costruite basandosi su personali esperienze di pesca quindi limitate a certi ambienti, a certe acque, a certi pesci...come si può pescare nei torrenti dell'Appennino con gli stessi artificiali nati e collaudati con successo in Inghilterra?...certo se non ci sono alternative, se la scelta è obbligata, si pesca con quello che si trova in negozio e molti pesci abboccano lo stesso, convincendoci che, dopotutto,sono artificiali giusti anche da noi...ma perchè non provare a creare esche italiane nate dalla nostra esperienza diretta, specifiche per quell'acqua , per quel nostro pesce in particolare?...questo era ed è ancora il pensiero dominante...

L'esperienza della pesca a mosca è durata pochi anni...la costruzione delle mosche  mi portava lontano dall'unico materiale che mi esalta: il legno...il suo odore durante la lavorazione mi appaga...

L'incontro con un esperto pescatore di trote come Fabrizio Cerboni fece di me un accanito sostenitore della pesca a spinning...le esperienze costruttive si moltiplicarono soprattutto nella ricerca di esche personalizzate per la cattura del persico trota...esche nostrali, per le nostre acque evitando sistematicamente quelle americane...

Attualmente mi dedico alla pesca della Spigola...sempre con lo stesso obiettivo...esche specifiche per pesci specifici in acque specifiche...sono nati così i vari Sibilla, Geppetto, Saltapicchio, Mephisto, Concorde, Polifemo e altri...l'ultimo è il Beccaleccia...ovviamente per la pesca della Leccia...ma questo è già futuro...

Lucca, 21/11/00

Saluti a tutti coloro che amano lo Spinning,

Moreno 

 

 

IO... MORENO BARTOLI

Cell.: 3280937272

 

e-mail (spliche@alice.it)

 

 

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